I disastri del Politically Correct e della Cancel Culture

Politically Correct e Cancel Culture

Politically Correct e Cancel Culture sono due fenomeni disastrosi che stanno emergendo con una forza particolare, spinti da un’ondata di stupidità collettiva.

Il Politically Correct (il termine originale anglosassone è political correctness, cioè “correttezza politica” e non “politicamente corretto”, scambiando l’aggettivo con il sostantivo) è un fenomeno che ha origine nel linguaggio e si è poi esteso a vari aspetti della società.

Secondo l’Enciclopedia Treccani: «Designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona».

Si tratta quindi di un insieme di norme inizialmente non scritte, ma imposte da una tanto battagliera quanto rumorosa minoranza di sinistra, che ha spesso portato a una limitazione della libera discussione delle idee, influenzando negativamente lo sviluppo culturale. Il Politically Correct si basa sull’ipocrisia ed impone il conformismo linguistico e una tirannia ideologica che limita la libertà d’espressione. 

Parallelamente, la Cancel Culture, o cultura dell’annullamento, è nuova forma di censura. Un folle fenomeno sociale che vede l’ostracismo di individui o entità (come marchi o prodotti) a seguito di comportamenti o dichiarazioni considerati offensivi o inaccettabili. Anche questo fenomeno ha avuto un impatto significativo sulla cultura, la comunicazione e il marketing, limitando la libertà di espressione e creando un clima di paura e autocensura.

Politically Correct e Cancel Culture sono fenomeni strettamente interconnessi e si influenzano a vicenda. Hanno un impatto significativo su come le idee vengono condivise e discusse, su come le aziende comunicano con i loro clienti, e su come le persone interagiscono tra loro e con il mondo che le circonda.

Federico Rampini in Suicidio Occidentale analizza in modo molto approfondito il Politically Correct e la Cancel Culture, soffermandosi sulle conseguenze presenti e future. Rampini rintraccia la loro origine nell’ideologia dominante, quella che le élite di sinistra diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo. Una élite che ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale, che approfondiremo alcuni capitoli più avanti.

Politically Correct E CANCEL CULTURE, i DEVASTANTI effetti nella cultura, comunicazione e marketing

Il Politically Correct e la Cancel Culture, pur nati con l’intento di promuovere rispetto e uguaglianza, hanno avuto effetti devastanti in vari ambiti della società, tra cui la cultura, la comunicazione e il marketing.

1. Cultura

Questi fenomeni hanno portato a una limitazione della libertà di espressione e della libera discussione delle idee. Il timore di offendere o di essere ostracizzati ha portato molti a evitare di esprimere opinioni controverse o non allineate con il pensiero dominante. Questo ha avuto un impatto negativo sullo sviluppo culturale, limitando la diversità di pensiero e soffocando il dibattito critico.

2. Comunicazione

Il Politically Correct e la Cancel Culture hanno trasformato il modo in cui le persone comunicano, persino nella cinesica ovvero l’arte di parlare senza parole. La paura di dire qualcosa di sbagliato” ha portato a una sorta di autocensura. Questo ha ridotto la spontaneità e l’autenticità della comunicazione, rendendo le conversazioni più caute e meno aperte.

3. Marketing

Questi fenomeni hanno avuto un impatto significativo anche sul marketing. Le aziende devono ora navigare in un campo minato di sensibilità culturali e sociali. Un passo falso può portare a boicottaggi, proteste online e danni alla reputazione. Questo ha portato molte aziende a adottare un approccio estremamente cauto e difensivo nel loro marketing, limitando la loro capacità di essere audaci, innovative o provocatorie.

Inoltre, la Cancel Culture ha creato un clima in cui gli errori passati possono essere rapidamente riportati alla luce e usati contro un’azienda o un individuo, indipendentemente dagli sforzi fatti per cambiare o migliorare. Questo ha creato un ambiente di paura e incertezza, in cui la possibilità di redenzione o di “seconda possibilità” sembra sempre più lontana.

Falsare la realtà a suon di Political Correct porta a degli eccessi. È il caso dell'attrice Adjoa Andoh (Lady Danbury in Bridgerton), che ha così commentato in televisione l'incoronazione di Re Carlo III: «La famiglia reale è "terribilmente bianca"». Sono fioccate le proteste di migliaia di spettatori che hanno ritenuto che le sue parole "inequivocabilmente razziste".
«La famiglia reale d’Inghilterra è “terribilmente bianca”» così l’attrice Adjoa Andoh (Lady Danbury in Bridgerton), ha commentato in televisione l’incoronazione di Re Carlo III.

La realtà di fantasia del Politically Correct

Una delle principali criticità del Politically Correct è il tentativo di imporre una falsa rappresentazione inclusiva che limita la libertà di espressione. Infatti, l’attenzione eccessiva alla correttezza politica porta a una rappresentazione distorta e irrealistica della realtà.

Uno degli esempi più evidenti è la serie televisiva “Bridgerton“, realizzata con l’inclusione forzata di personaggi e narrazioni avulsi dalle dinamiche storiche e sociali. Si tratta di una forzatura che compromette lo studio della storia (ormai in troppi affidano il proprio bagaglio culturale alla televisione), la qualità artistica e letteraria di un’opera.

“Bridgerton” è ambientata nell’epoca della Reggenza britannica, un periodo storico compreso tra il 1811 e il 1820 che abbraccia il decennio di grandi cambiamenti sociali, politici e culturali che hanno investito Londra ma anche il resto dell’Europa. La serie si distingue per la sua rappresentazione fantasiosamente inclusiva, in cui attori di diversi gruppi etnici interpretano personaggi che, nella realtà storica, sarebbero stati rappresentati in modo diverso. Inoltre, la cosa più grave è che ignora la realtà del razzismo dell’epoca in cui è ambientata.

Sono fioccate le critiche per questa scelta che ha imposto una forzatura storica. Un coro di intellettuali e di storici ha sottolineato come non stia né in cielo né in terra delineare una società estremamente inclusiva in cui ci sono duca di colore, Regine che hanno origini indonesiane, e c’è una forte accezione alla componente LGBTQ.

Quello rappresentato in Bridgerton è un irreale mondo idilliaco, dato che nel 1800 non si poteva neppure immaginare una realtà così coesa né tantomeno così variegata. Nelle varie puntate del telefilm il razzismo che caratterizzava quell’epoca è scomparso, come appare assurdamente ridicola l’ostentazione della propria omosessualità, poiché era un crimine e lo sarebbe rimasto fino agli anni ’70 del secolo scorso.

Falsare la realtà a suon di Politically Correct porta a degli eccessi, in tutti i sensi. È il caso dell’attrice nera Adjoa Andoh (Lady Danbury in Bridgerton), che ha così commentato in televisione l’incoronazione di Re Carlo III: «La famiglia reale è “terribilmente bianca”».
L’Ofcom, l’ente che si occupa della regolamentazione dei media nel Regno Unito, ha ricevuto un numero record di reclami, da migliaia di spettatori che hanno ritenuto le sue parole “inequivocabilmente razziste“.

Cancel Culture. Bandire un libro, non differisce in brutalità dalla distruzione dei due Buddha, perpetrata dai Talebani nella cittadella di Bamyan, in Afghanistan.

Le follie della Cancel Culture

Riscrivere il passato valutandolo con gli occhi di oggi, decontestualizzando le società passate e rendendole avulse dai valori del loro tempo. Questa è la Cancel Culture, ideata come rivincita culturale dalla sinistra illiberale, che aveva cominciato a costruire la sua egemonia nei campus delle università d’élite, perfino quando l’America era governata dalla destra.

Nasce così il vandalismo culturale, con esagitati che danneggiano o distruggono opere d’arte o monumenti dell’antichità per ragioni ideologiche, in quanto percepiti come non in linea con i loro valori. Questi soggetti possono essere definiti come iconoclasti o distruttori culturali, che agiscono sulla base di motivazioni politiche, religiose o sociali, ritenendo che tali opere rappresentino idee o valori che non condividono o che considerano offensivi.

È importante sottolineare che gli atti di vandalismo o distruzione del patrimonio culturale sono illegali e dannosi per la conservazione della storia e della cultura. Molti considerano tali atti come una forma estrema di censura o come un tentativo di cancellare o riscrivere la storia. Invece di distruggere le opere o i monumenti del passato, esistono alternative più costruttive come l’educazione, la sensibilizzazione e il dialogo aperto per affrontare e comprendere le diverse interpretazioni storiche e culturali.

1. Politically Correct e Cancel Culture, gli obbrobri del mix

Il mix esposivo tra Politically Correct e Cancel Culture si è manifestato da subito nelle università americane di sinistra modificando la struttura dei corsi di laurea e poi colpendo violentemente il mondo della letteratura classica. È indispensabile ricordare che i primi a bruciare i libri furono i Nazisti.

  • Nel 2016, l’Università di Oxford ha deciso di non offrire più un corso sulla letteratura vittoriana perché ritenuta troppo sessista. La decisione è stata presa dopo che alcuni studenti si sono lamentati del fatto che alcuni libri del corso, come “L’uomo delle nevi” di Charles Dickens e “Jane Eyre” di Charlotte Brontë, contenevano immagini sessualmente suggestive.
  • Nel 2017, l’Università di Cambridge ha deciso di modificare alcune scene dello “Otello” di Shakespeare perché ritenute offensive. Le scene modificate erano quelle in cui Otello, un generale di colore veneziano, uccide la moglie Desdemona perché crede che lei lo abbia tradito. Le scene sono state modificate in modo da rendere Otello meno violento e più comprensibile.
  • Nel 2018, l’Università di Leeds ha deciso di non rappresentare più “L’ebreo errantedi Heinrich Heine perché ritenuto offensivo nei confronti degli ebrei. Il dramma racconta la storia di un ebreo che è condannato a vagare per il mondo per l’eternità come punizione per aver venduto Gesù Cristo.
  • Nel 2018, il libro “To Kill a Mockingbird” di Harper Lee è stato ritirato da alcune scuole americane perché ritenuto offensivo nei confronti dei neri. Il libro, che è un classico della letteratura americana, racconta la storia di un avvocato bianco che difende un ragazzo nero accusato di aver stuprato una donna bianca.
  • Nel 2019 Peter Pan è stato bandito dalla Toronto Public Library”, che aveva ricevuto varie richieste di rimozione di materiali dai suoi scaffali tra cui rientrava la storia prodotta dalla penna dello scrittore e drammaturgo James Matthew Barrie, accusata di contenere “stereotipi grotteschi, scene di appropriazione culturale e dialoghi offensivi. 
  • Nel 2019, il libro “The Adventures of Huckleberry Finn” di Mark Twain è stato ritirato da alcune scuole americane perché ritenuto offensivo nei confronti dei neri. Il libro, che è un altro classico della letteratura americana, racconta la storia di un ragazzo bianco che scappa con un ragazzo nero schiavo.
  • Nel 2020, il libro “The Catcher in the Rye” di J.D. Salinger è stato ritirato da alcune scuole americane perché ritenuto offensivo nei confronti delle donne. Il libro, che è un classico della letteratura americana, racconta la storia di un ragazzo adolescente che si ribella alle convenzioni sociali.
  • Nel 2023, la casa editrice HarperCollins ha annunciato che avrebbe modificato i libri di Agatha Christie per renderli più adatti a un pubblico moderno. Le modifiche includeranno la rimozione di alcuni termini che oggi sono considerati offensivi, come “negro” e “zoppo“. La casa editrice ha anche annunciato che avrebbe aggiunto una prefazione a ciascun libro in cui si spiegano le modifiche e si discute del contesto storico in cui i libri sono stati scritti. La decisione della casa editrice di modificare i libri di Agatha Christie è stata criticata dalla quasi totalità dei fan e dagli intellettuali scevri dal condizionamento dell’ideologia dominante della sinistra illiberale.
Cancel Culture: il 10 maggio 1933, a Berlino e in altre città tedesche ebbero luogo i Bücherverbrennungen, i roghi dei libri voluti dai Nazisti. I roghi «furono una trovata propagandistica escogitata da un'organizzazione universitaria nazista», la Deutsche Studentenschaft, e furono concepiti per rimuovere dal Reich «la corruzione giudaica della letteratura tedesca».
Cancel Culture: il 10 maggio 1933, a Berlino e in altre città tedesche ebbero luogo i Bücherverbrennungen, i roghi dei libri voluti dai Nazisti.

2. altri esempi di libri che sono stati colpiti dalla cancel culture

Politically Correct e Cancel Culture hanno provocato la messa all’indice di centinaia i libri, poi banditi dai programmi di insegnamento nelle scuole e nelle università americane.

  • Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald è stato bandito perché ritenuto offensivo per la sua rappresentazione di ricchezza e lussuria. Il libro racconta la storia di Jay Gatsby, un uomo ricco e potente che è ossessionato da Daisy Buchanan, una donna di classe superiore. Gatsby fa di tutto per conquistare Daisy, ma alla fine la perde. Il libro è stato criticato per la sua glorificazione della ricchezza e del materialismo e per la sua rappresentazione delle donne come oggetti sessuali.
  • Madame Bovary di Gustave Flaubert è stato censurato perché ritenuto offensivo per la sua rappresentazione di adulterio. Il libro racconta la storia di Emma Bovary, una donna sposata che si innamora di un altro uomo. Emma tradisce il marito e alla fine muore per l’ingestione di veleno. Il libro è stato criticato per la sua rappresentazione dell’adulterio come un atto romantico, e per la sua rappresentazione delle donne come esseri volubili e irresponsabili.
  • L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence è stato bandito perché ritenuto offensivo per la sua rappresentazione di sesso esplicito. Il libro racconta la storia di Lady Chatterley, una donna sposata che ha una relazione con un giardiniere. Il libro è stato criticato per la sua rappresentazione del sesso come qualcosa di naturale e piacevole, e per la sua rappresentazione delle donne come esseri sessuali.
  • Ulisse di James Joyce è stato bandito perché ritenuto offensivo per la sua rappresentazione del linguaggio volgare. Il libro racconta la storia di Leopold Bloom, un uomo irlandese che vive a Dublino in un solo giorno. Il libro è stato criticato per la sua rappresentazione del linguaggio volgare come qualcosa di normale e quotidiano, e per la sua rappresentazione della società irlandese come corrotta e immorale.
  • 1984 di George Orwell è stato censurato perché ritenuto offensivo per la sua rappresentazione di un futuro distopico. Il libro racconta la storia di Winston Smith, un uomo che vive in un mondo in cui il governo controlla ogni aspetto della vita delle persone. Winston cerca di ribellarsi al governo, ma alla fine viene catturato e torturato. Il libro è stato criticato per la sua rappresentazione del governo come oppressivo e totalitario, e per la sua rappresentazione della società come un luogo in cui la libertà di pensiero è impossibile.

3. Politically Correct e Cancel Culture, Persino la Disney si è piegata

Negli ultimi anni sono stati diversi i film Disney che sono stati accusati di essere offensivi o inadatti a un pubblico moderno.

Una delle pellicole Disney più criticata è Biancaneve e i sette nani. Il film è stato accusato di essere sessista e razzista. Ad esempio, Biancaneve è spesso rappresentata come una donna indifesa che deve essere salvata da un principe, e i sette nani sono spesso rappresentati come degli esseri grotteschi e caricaturali.

Un altro film Disney molto criticato è La bella addormentata nel bosco. Il film è stato accusato di essere sessualmente allusivo. Ad esempio, la scena del bacio del principe alla bella addormentata è stata interpretata da alcuni come un atto di violenza sessuale.

La Disney ha risposto alle critiche cercando di modificare i suoi film. Ad esempio, in Biancaneve e i sette nani, ha modificato alcune scene che erano ritenute offensive. In La bella addormentata nel bosco, ha invece deciso di tagliare la scena del bacio del principe alla bella addormentata nella versione live-action del film.

Infine, il tenerissimo “Dumbo” ha rischiato il bando totale, finchè non si è trovata una soluzione cervellotica: un avviso che segnala la rappresentazione stereotipata e offensiva dei personaggi afroamericani. La decisione della Disney di modificare i suoi film è stata criticata da molti fan, che hanno accusato di censura la casa di produzione.

Cancel Culture. Per più volte a Milano è stato imbrattato il monumento dedicato ad Indro Montanelli, sull’onda delle rivolte del movimento Black lives matter. La prima volta con bombolette spray, la seconda con quattro barattoli di vernice rossa fatti colare a partire dalla testa, inoltre, sulla base della statua, è comparsa la scritta: “Razzista, stupratore“.
Cancel Culture. Per più volte a Milano è stato imbrattato il monumento dedicato ad Indro Montanelli, sull’onda delle facinorose rivolte del movimento Black lives matter.

La Cancel Cuture in Italia

In Italia, ci sono stati diversi casi di cancel culture che hanno fatto scalpore. Nel 2017, ad esempio, una statua di Cristoforo Colombo è stata vandalizzata con vernice rossa a Milano. L’atto è stato compiuto da un gruppo di attivisti che accusavano Colombo di essere stato un genocida.

La statua di Indro Montanelli a Milano è stata vandalizzata più volte. La prima volta è stata il 13 giugno 2020, quando è stata imbrattata di vernice rossa e con scritte offensive firmate con Falce e Martello. La seconda volta è stata il 14 marzo 2022, quando è stata colpita con una mazza e danneggiata. La terza volta è stata il 24 marzo 2022, quando è stata imbrattata di nuovo di vernice rossa e con scritte offensive.

I vandali hanno motivato le loro azioni con le dichiarazioni di Montanelli sulla guerra in Vietnam e sulla guerra in Iraq, che hanno definito razziste e imperialiste. Le devastazioni della statua di Indro Montanelli sono un esempio di come la storia e le idee di una persona possano essere contestate e messe in discussione anche decenni dopo la sua morte.

Nel 2018, una targa stradale dedicata a Benito Mussolini è stata rimossa a Roma. La decisione è stata presa dal Comune, che ha motivato la scelta con la volontà di “cancellare ogni forma di fascismo”. Percedentemente, nel 2015, Laura Boldrini, una politica italiana nota per le sue posizioni stridenti, aveva intimato di: “Togliere la scritta Dux dall’obelisco del Foro Italico” di Roma.

Per fortuna la cosa non ebbe il minimo seguito e non destò il minimo interesse, al punto che persino il commissario romano del suo partito le rispose a chiare lettere: «Non abbiamo bisogno di cancellare la nostra memoria, seppur a tratti drammatica. La damnatio memoriae è un elemento di debolezza e non di forza da parte di chi la esercita».

Questi sono solo alcuni esempi di cancel culture in Italia. Il fenomeno è ancora in fase di sviluppo, ma è chiaro che sta avendo un impatto significativo sulla società italiana.

Ecco altri casi recenti di cancel culture in Italia:

  • Nel 2021, una serie televisiva italiana è stata ritirata dal palinsesto dopo che alcuni spettatori hanno accusato la serie di essere sessista e omofoba.
  • Nel 2022, un conduttore televisivo italiano è stato licenziato dopo aver fatto una battuta ritenuta razzista.
  • Nel 2023 ad un giornalista è stato impedito di condurre una trasmissione televisiva a causa di un suo articolo su un quotidiano nazionale.
“Tra Politically Correct e Cancel Culture, come abbiamo fatto a ridurci così?” A queste domande risponde Federico Rampini nel libro Suicidio Occidentale.

Il Politically Correct secondo Federico Rampini

Nel suo libro “Suicidio occidentale“, Federico Rampini offre una visione fortemente critica del Politically Correct, descrivendolo come una forma di pensiero unico che ha avuto effetti pervasivi e deleteri sulla società. Rampini osserva che il Political Correct è diventato una forma di dittatura culturale, che cancella i disobbedienti privandoli del diritto di parola e lancia campagne di boicottaggio contro i reprobi. Questa dittatura non ha una singola cabina di regia, ma gli effetti sono ugualmente pervasivi: molte persone hanno perso il posto di lavoro, la reputazione e gli amici, sono precipitate nella depressione, nei casi più tragici qualcuno si è tolto la vita.

Rampini sottolinea che il Politically Correct ha influenzato l’istruzione e il mondo delle aziende, in particolare le Big Tech e tutte le multinazionali il cui marketing si rivolge ai giovani. Queste aziende sono state invase dalle nuove generazioni formate nei college politically correct dove detta legge la sinistra illiberale.

L’autore osserva che il Politically Correct è diventato un codice identitario di una generazione, un’arma per farsi strada nel mondo adulto, cacciando i personaggi scomodi. Basta un nonnulla e le aziende si adeguano alla dittatura culturale del Politically Correct ed obbediscono senza reagire, facendo terra bruciata attorno alle vittime di persecuzioni. Questo ha portato a una lenta discesa all’inferno per molte persone, che non possono più svolgere la loro professione.

Alcuni Casi di Politically Correct

1. Kathleen Stock

Kathleen Stock, una docente di filosofia alla Sussex University, è un esempio di come la Cancel Culture possa attecchire in forme analoghe agli Stati Uniti nel Regno Unito. Nonostante sia una nota femminista, lesbica dichiarata, e progressista, non era abbastanza allineata con il neopuritanesimo della sinistra illiberale. Ha osato sostenere, nel suo campo di studi, posizioni non allineate con il pensiero dominante, e per questo è stata ostracizzata.

2. Sandra Sellers e David Batson

Due docenti bianchi della Georgetown University di Washington, Sandra Sellers e David Batson, sono stati vittime di una tempesta mediatica a seguito di una conversazione videoregistrata in cui la docente lamentava che troppo spesso fra i suoi studenti meno bravi ci fossero degli afroamericani. Il suo collega faceva dei cenni che potevano essere interpretati come una conferma. Quello scambio di vedute è stato denunciato come un episodio di razzismo. Sellers è stata licenziata in tronco, mentre Batson è stato sospeso, poi si è dovuto dimettere.

3. John McWhorter

John McWhorter, autorevole intellettuale nero, stimato linguista, studioso di cultura afroamericana, è stato accusato di essere un “traditore della sua razza” per aver criticato l’uso eccessivo del concetto di “razzismo sistemico”.

4. Harvey Weinstein

Il produttore cinematografico Harvey Weinstein è un esempio di come il capitalismo neopuritano si sposa bene con gli interessi economici del capitalismo digitale. Weinstein, condannato a 23 anni di carcere per stupro nel 2020, non venne subito ostracizzato dall’industria cinematografica, dimostrando come le alte sfere del capitalismo avessero inizialmente resistenze verso il Politically Correct.

lA cancel culture secondo Federico Rampini

Nel suo libro “Suicidio occidentale”, Federico Rampini esamina la Cancel Culture, un fenomeno che descrive come una nuova forma di pensiero unico che cancella i disobbedienti privandoli del diritto di parola e lancia campagne di boicottaggio contro i reprobi. Rampini sottolinea che, sebbene la Cancel Culture non abbia una singola cabina di regia, i suoi effetti sono ugualmente pervasivi e deleteri, con molte persone che hanno perso il posto di lavoro, la reputazione e gli amici, precipitando nella depressione e, nei casi più tragici, togliendosi la vita.

L’autore osserva che la Cancel Culture è stata abbracciata con uno zelo sospetto da chi ha in mano le leve del potere: rettori universitari, padroni o direttori di TV e giornali, editori, e sempre più spesso anche capitalisti e top manager delle grandi aziende. Nel mondo del business a dare la linea sono stati i giganti miliardari di Big Tech, avendo le loro radici nel mondo universitario dove la cultura woke ha preso piede.

Rampini sottolinea che la Cancel Culture è un fenomeno che ha radici profonde nella cultura americana, ma che sta iniziando a diffondersi anche in Europa, in particolare nel Regno Unito. Tuttavia, osserva che i Paesi di cultura cattolica come Italia e Francia, Spagna e Portogallo, Belgio e Austria sono parzialmente immunizzati contro le forme estreme del neopuritanesimo.

Alcuni Casi di Cancel Culture

1. Columbus Day

Il Columbus Day, una festività che celebra l’arrivo di Cristoforo Colombo in America, è stato oggetto di critiche e proteste. Alcuni ritengono che la festa glorifichi il colonialismo e l’oppressione dei popoli indigeni. In alcune città degli Stati Uniti, il Columbus Day è stato sostituito con il Indigenous Peoples’ Day, una giornata dedicata alla celebrazione delle culture e delle storie dei popoli indigeni.

2. Statue abbattute

Durante le proteste del 2020 negli Stati Uniti, molte statue raffiguranti figure storiche associate alla schiavitù e al colonialismo sono state abbattute o rimosse. Questo fenomeno è stato interpretato come un tentativo di “cancellare” aspetti scomodi o controversi della storia.

3. Anne Applebaum

Anne Applebaum, una giornalista e storica americana, ha denunciato la Cancel Culture in un articolo pubblicato su “The Atlantic”. Applebaum ha intervistato molte vittime della Cancel Culture, inclusi membri di minoranze etniche che la Cancel Culture vorrebbe proteggere. Molti di questi individui vivono in un clima di paura e hanno dovuto rimanere anonimi.

Suicidio Occidentale. Ovvero perchè è sbagliato processare la nostra storia. Federico Rampini interviene cun un lungo monologo alla manifestazione Una Montagna di Libri, a Cortina.

Politically Correct e Cancel Culture: Strategie di sopravvivenza

Il Politically Correct e la Cancel Culture rappresentano sfide significative per la società, la comunicazione e il marketing. Tuttavia, ci sono strategie che possono essere adottate per navigare in questi temi complessi.

  1. Promuovere il Dialogo Aperto: una delle critiche più comuni al Politically Correct e alla Cancel Culture è che possono soffocare la libera discussione delle idee. Per contrastare questo, è importante promuovere un dialogo aperto e rispettoso, in cui tutte le voci possono essere ascoltate e tutte le idee possono essere discusse.
  2. Educazione e Formazione: possono aiutare le persone a comprendere meglio i concetti di Politically Correct e Cancel Culture ed a capire come navigare in questi temi complessi. Questo può includere la formazione sulla diversità e l’inclusione, così come l’educazione sui diritti umani e sulla libertà di espressione.
  3. Politiche Aziendali Chiare: le aziende possono sviluppare politiche chiare che definiscono cosa è accettabile e cosa non lo è in termini di comportamento e comunicazione. Queste politiche dovrebbero essere basate su principi di rispetto, uguaglianza e giustizia, e dovrebbero essere applicate in modo coerente e trasparente.
  4. Gestione Attiva della Reputazione: in un’epoca di Cancel Culture, la gestione attiva della reputazione è più importante che mai. Le aziende devono monitorare attentamente la loro reputazione online e offline, e devono essere pronte a rispondere in modo rapido e appropriato a qualsiasi potenziale crisi di reputazione.
  5. Responsabilità e Redenzione: infine, è importante riconoscere che le persone e le aziende possono commettere errori, e che dovrebbero avere la possibilità di fare ammenda e di cambiare. La Cancel Culture può essere molto punitiva, ma una società sana dovrebbe essere in grado di permettere la redenzione e il cambiamento.

Addendum. A compendio vi suggeriamo la lettura dei seguenti articoli:

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