Guerra Cognitiva, cosa è e come si combatte

La guerra cognitiva è un concetto multidimensionale che coinvolge l’uso di informazioni e tecniche psicologiche per influenzare le percezioni e il comportamento degli individui o delle società. Mentre la definizione esatta può variare, la guerra cognitiva è generalmente intesa come uno sforzo per influenzare la comprensione e la percezione del mondo di un individuo o di un gruppo, in modo da ottenere un vantaggio strategico.

É un evento molto più frequente di quanto si immagini, in questo articolo sono infatti analizzati alcuni conflitti, tra i quali la Brexit, l’annessione della Crimea da parte della Russia e la pandemia del Covid-19. Inoltre, sono presenti due focus molto interessanti, il primo è dedicato alle caratteristiche di coloro che sono più indifesi ed alle conseguenze in cui possono incorrere. Il secondo alle attività intema di guerra cognitiva della NATO e della Russia.

La guerra cognitiva può includere una serie di tattiche, tra cui disinformazione, propaganda, guerra psicologica, cyber warfare e altre forme di manipolazione dell’informazione. L’obiettivo è creare confusione, indebolire la volontà del nemico, influenzare l’opinione pubblica o modellare le percezioni per raggiungere obiettivi strategici.

È importante notare che mentre la guerra cognitiva può avere un impatto significativo sul campo di battaglia, può anche avere un effetto molto ampio sulle società civili. Questo può includere la diffusione di fake news e disinformazione, l’incitamento alla divisione sociale, o la manipolazione dell’opinione pubblica per influenzare la politica e le decisioni strategiche.

La guerra cognitiva è un campo di studio interdisciplinare che richiede competenze in psicologia, comunicazione, scienze sociali, informatica e sicurezza informatica, tra gli altri. L’importanza della guerra cognitiva è cresciuta negli ultimi anni, man mano che il mondo diventa sempre più interconnesso e le informazioni diventano sempre più potenti strumenti di influenza e controllo.

La storia della Guerra Cognitiva

La guerra cognitiva, come la conosciamo oggi, è un concetto relativamente nuovo. Tuttavia, molte delle tecniche usate nella guerra cognitiva, come la propaganda, la disinformazione, e la manipolazione psicologica, sono state usate per influenzare il pensiero e il comportamento delle persone per millenni.

Ecco alcuni esempi storici.

  1. Antica Grecia e Roma: gli antichi greci e romani utilizzavano frequentemente la retorica e la propaganda per influenzare l’opinione pubblica. Ad esempio, nella guerra del Peloponneso, Atene e Sparta hanno usato la propaganda per rafforzare il morale delle loro truppe e influenzare l’opinione pubblica.
  2. Medioevo e Rinascimento: durante il Medioevo e il Rinascimento, la religione divenne uno strumento chiave nella guerra cognitiva. Le Chiese e altre istituzioni religiose utilizzavano la predicazione e l’iconografia per promuovere specifiche dottrine e visioni del mondo.
  3. Secolo XVIII – XIX: con l’avvento della stampa, la portata e l’efficacia della guerra cognitiva si ampliarono notevolmente. I libri e i giornali divennero strumenti potenti per diffondere idee e influenzare l’opinione pubblica.
  4. Prima e Seconda Guerra Mondiale: nel XX secolo, la radio e il cinema divennero strumenti chiave nella guerra cognitiva. Durante le due guerre mondiali, entrambe le parti utilizzarono la propaganda su larga scala per rafforzare il morale e influenzare l’opinione pubblica. Nella seconda guerra mondiale, in particolare, entrambe le parti hanno utilizzato una vasta gamma di tecniche di guerra cognitiva. I nazisti hanno usato la propaganda per manipolare l’opinione pubblica, seminare l’odio verso gli ebrei e altri gruppi, e rafforzare la loro ideologia. Gli Alleati hanno usato la propaganda per rafforzare il morale delle truppe e dei civili, e le operazioni psicologiche per confondere e demoralizzare il nemico.
  5. Guerra Fredda: nel corso della guerra fredda, sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica hanno usato tecniche di guerra cognitiva in larga scala. Questo includeva la propaganda, la disinformazione, la spionaggio e la manipolazione dell’opinione pubblica.
  6. Guerre Moderne: nell’era moderna, la guerra cognitiva è diventata sempre più sofisticata e pervasiva, con l’avvento delle tecnologie di informazione e comunicazione. Ad esempio, durante le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016, è stato riportato che la Russia ha condotto una vasta campagna di disinformazione e interferenza.

Guerra Cognitiva nell’era digitale

Nell’era digitale, la guerra cognitiva ha assunto una nuova dimensione grazie all’evoluzione della tecnologia e dell’interconnessione globale. Internet e i social media hanno reso possibile raggiungere, influenzare e manipolare un pubblico molto più ampio e variegato rispetto a quanto possibile in passato.

  1. Disinformazione e Fake News: con l’accesso globale alle informazioni attraverso piattaforme digitali, la diffusione di disinformazione e fake news è diventata uno strumento chiave della guerra cognitiva. Le notizie false possono essere create e diffuse rapidamente, influenzando l’opinione pubblica, seminando confusione e creando divisioni.
  2. Cyber Warfare: la guerra cibernetica è un altro aspetto importante della guerra cognitiva nell’era digitale. Gli attacchi informatici possono essere utilizzati per rubare informazioni, interrompere le infrastrutture critiche, manipolare i dati o diffondere disinformazione.
  3. Manipolazione dei Social Media: i social media sono diventati una potente piattaforma per la guerra cognitiva. Gli attori statali e non statali possono utilizzare i social media per diffondere propaganda, influenzare le elezioni, fomentare le divisioni sociali e manipolare l’opinione pubblica.
  4. Deepfakes e Manipolazione Multimediale: la tecnologia digitale ha reso possibile la creazione di deepfakes, video o immagini manipolati che sembrano reali. Questa tecnologia può essere utilizzata per diffondere disinformazione, ingannare le persone e minare la fiducia nelle istituzioni.
  5. Data Mining e Microtargeting: l’uso dei big data permette un targeting molto preciso delle campagne di disinformazione o manipolazione. Gli attori possono utilizzare informazioni dettagliate sugli individui per creare messaggi che sono altamente efficaci nel manipolare le loro opinioni e comportamenti.

La guerra cognitiva è attuata manipolando le percezioni, le credenze e i comportamenti delle persone usando le armi della disinformazione e della propaganda.

Guerra Cognitiva: Psicologia della persuasione e dell’influenza

La guerra cognitiva si basa su principi psicologici fondamentali per influenzare le percezioni, i comportamenti e le decisioni degli individui. Gli operatori della guerra cognitiva mirano a modificare il modo in cui un individuo o un gruppo percepisce una situazione, un evento o un altro gruppo di persone. Questo può essere fatto attraverso vari mezzi, come la disinformazione, la propaganda, o le campagne di manipolazione.

Ecco alcuni principi psicologici chiave utilizzati nella guerra cognitiva.

1. Consenso sociale: gli individui sono più propensi a conformarsi a un comportamento o a una opinione se ritengono che sia la norma sociale o se vedono altri adottare quel comportamento o opinione. Nella guerra cognitiva, questo principio può essere utilizzato per influenzare le opinioni di massa.

2. Autorità: le persone tendono a obbedire all’autorità o a credere in fonti che ritengono autorevoli. La guerra cognitiva può sfruttare questo principio presentando informazioni come provenienti da fonti autorevoli o affidabili.

3. Scarsità: gli individui danno maggior valore alle informazioni o risorse che ritengono rare o difficili da ottenere. Questo principio può essere utilizzato per creare un senso di urgenza o di esclusività.

4. Simpatia: le persone tendono a essere più facilmente influenzate da individui o gruppi a cui si sentono più vicini o con cui si identificano. Nella guerra cognitiva, questo può essere utilizzato per creare divisioni o per promuovere l’identificazione con un particolare gruppo o ideologia.

5. Ripetizione: la ripetizione è un potente strumento di persuasione. Più una persona è esposta a un messaggio, più è probabile che lo ritenga vero.

6. Framing: la presentazione di un argomento o di un’informazione può influenzare la percezione delle persone. Il framing può essere utilizzato per enfatizzare o minimizzare particolari aspetti di un messaggio, influenzando così l’interpretazione del destinatario.

Guerra Cognitiva: Teorie della comunicazione

La guerra cognitiva si basa su varie teorie della comunicazione per influenzare le percezioni e il comportamento delle persone.

Ecco alcune di queste teorie che sono particolarmente rilevanti.

1. Teoria dell’agenda-setting: sostiene che i media non dicono alle persone cosa pensare, ma piuttosto su cosa pensare. Nella guerra cognitiva, gli attori possono cercare di controllare l’agenda mediatica per indirizzare l’attenzione pubblica su determinati temi o argomenti e lontano da altri.

2. Teoria della propaganda: riguarda l’uso di messaggi mirati per influenzare le opinioni e i comportamenti delle persone. Nella guerra cognitiva, la propaganda può essere utilizzata per promuovere un particolare punto di vista, indebolire il morale del nemico, o creare divisioni all’interno di un gruppo.

3. Teoria della persuasione: si concentra su come i messaggi possono essere strutturati e presentati per massimizzare la loro influenza. Nella guerra cognitiva, le tecniche di persuasione possono includere l’uso di autorità percepita, appello emotivo, ripetizione, e altri strumenti.

4. Teoria dell’elaborazione dell’informazione: riguarda il modo in cui le persone elaborano le informazioni. Nella guerra cognitiva, gli attori possono cercare di sfruttare la tendenza delle persone a cercare conferme delle loro credenze esistenti (bias di conferma) o a ricordare le informazioni che confermano le loro preesistenti credenze o pregiudizi (bias di conferma nella memoria).

5. Teoria della Framing: riguarda come la presentazione di un argomento o di un’informazione può influenzare la percezione delle persone. Nella guerra cognitiva, il framing può essere utilizzato per enfatizzare o minimizzare particolari aspetti di un messaggio, influenzando così l’interpretazione del destinatario.

Intelligenza artificiale e guerra cognitiva

L’intelligenza artificiale (IA) sta giocando un ruolo crescente nella guerra cognitiva nell’era digitale. La combinazione della capacità dell’IA di analizzare grandi quantità di dati con la sua abilità di apprendere e adattarsi autonomamente crea nuove opportunità per l’influenza cognitiva, ma porta anche nuove sfide e rischi.

Ecco alcuni aspetti chiave dell’interazione tra l’IA e la guerra cognitiva.

1. Analisi dei dati e Microtargeting: le tecniche di apprendimento automatico dell’IA possono essere utilizzate per analizzare enormi quantità di dati sugli utenti dei social media, permettendo un microtargeting molto preciso. Questo può permettere agli operatori della guerra cognitiva di creare messaggi altamente personalizzati che possono avere un grande impatto sul comportamento e sulle opinioni degli individui.

2. Generazione di contenuti: l’IA può anche essere utilizzata per generare contenuti che possono essere utilizzati nella guerra cognitiva. Ad esempio, le tecniche di deep learning possono essere utilizzate per creare deepfakes molto convincenti, o per generare testi che sembrano essere stati scritti da un essere umano.

3. Automazione: I bot alimentati da IA possono essere utilizzati per amplificare i messaggi, diffondere disinformazione, o creare l’illusione di consenso su temi specifici. Questi bot possono operare su larga scala e in modo coordinato, aumentando enormemente l’efficacia della guerra cognitiva.

4. Previsione e manipolazione del comportamento: L’IA può essere utilizzata per prevedere il comportamento degli utenti in base ai dati di comportamento passati e presenti, e quindi utilizzare queste previsioni per manipolare il comportamento futuro. Questo potrebbe includere l’uso di tecniche di nudging per influenzare le decisioni degli utenti.

5. Difesa e Contromisure: D’altra parte, l’IA può anche essere utilizzata per difendere contro la guerra cognitiva. Ad esempio, può essere utilizzata per identificare e segnalare la disinformazione, monitorare le attività sospette sui social media, e aiutare a sviluppare risposte efficaci.

Strumenti e Tecniche di Guerra Cognitiva

L’informazione e la disinformazione svolgono un ruolo fondamentale nella guerra cognitiva. La capacità di controllare, manipolare e distribuire informazioni può avere un enorme impatto sulle percezioni, le opinioni e il comportamento degli individui e delle società.

Informazione: è la comunicazione o la ricezione di conoscenze o notizie. Nella guerra cognitiva, la gestione dell’informazione può implicare la raccolta di informazioni rilevanti, l’analisi di tali informazioni per estrarre intuizioni significative, e la diffusione di queste informazioni in modo tempestivo e efficace. L’informazione può essere utilizzata per educare, illuminare e informare, ma può anche essere utilizzata per influenzare e persuadere.

Disinformazione: è l’uso deliberato di informazioni false o ingannevoli per imbrogliare o manipolare. Nella guerra cognitiva, la disinformazione può essere utilizzata per creare confusione, seminare dubbi, indebolire il morale, distorcere la percezione della realtà, o promuovere un’agenda o un punto di vista specifico. La disinformazione può assumere molte forme, tra cui notizie false, teorie del complotto, propaganda e manipolazione dei media.

L’avvento dell’era digitale ha amplificato sia l’informazione che la disinformazione. Da un lato, Internet e i social media hanno reso possibile l’accesso a una quantità senza precedenti di informazioni, aumentando la capacità delle persone di informarsi e di partecipare al discorso pubblico. D’altra parte, la stessa tecnologia ha anche facilitato la diffusione di disinformazione, con notizie false e propaganda che possono ora essere diffuse a un ritmo e su una scala senza precedenti.

Per contrastare la disinformazione e promuovere una comunicazione più sana ed efficace, è importante sviluppare competenze di alfabetizzazione mediatica, promuovere la trasparenza e l’accountability nel settore dei media, e adottare misure per rilevare e contrastare la disinformazione.

Cyber Warfare e Social Media

La guerra cibernetica e i social media sono due aspetti strettamente interconnessi della guerra cognitiva moderna. Entrambi sono potenti strumenti per influenzare le percezioni e le opinioni del pubblico, e vengono utilizzati in combinazione in molti contesti di guerra cognitiva.

Guerra Cibernetica: include l’uso di tecnologie digitali per condurre operazioni offensive e difensive nel cyberspazio. Questo può includere attacchi informatici a infrastrutture critiche, operazioni di spionaggio cibernetico, furto di dati e altre attività. In un contesto di guerra cognitiva, la guerra cibernetica può essere utilizzata per diffondere disinformazione, manipolare i media digitali, compromettere la sicurezza delle informazioni e influenzare le operazioni di comunicazione.

Social Media: sono piattaforme online che permettono alle persone di creare e condividere contenuti e di interagire tra loro. Nella guerra cognitiva, i social media possono essere utilizzati per diffondere informazioni e disinformazione, influenzare l’opinione pubblica, promuovere agende specifiche, e creare o exacerbare divisioni sociali. Questo può includere l’uso di bot e troll per amplificare determinati messaggi, il microtargeting di specifici gruppi di utenti con messaggi personalizzati, e la manipolazione delle tendenze e dei topic dei social media.

La combinazione di guerra cibernetica e social media può avere un potente impatto sulla guerra cognitiva. Ad esempio, gli attacchi informatici possono essere utilizzati per rubare o falsificare informazioni che vengono poi diffuse attraverso i social media per influenzare l’opinione pubblica. Allo stesso tempo, i social media possono essere utilizzati per amplificare l’effetto degli attacchi informatici, ad esempio diffondendo notizie di un attacco o sfruttando la paura e l’incertezza che ne derivano.

Tecniche psicologiche e comportamentali

La guerra cognitiva sfrutta una serie di tecniche psicologiche e comportamentali per influenzare le percezioni e i comportamenti di individui e gruppi. Queste tecniche possono essere utilizzate sia per scopi offensivi (ad esempio, per diffondere disinformazione o creare divisioni) che per scopi difensivi (ad esempio, per aumentare la resilienza o promuovere la coesione). Ecco alcuni esempi di queste tecniche:

1. Persuasione: è l’atto di influenzare le opinioni, le attitudini o i comportamenti di una persona attraverso la comunicazione. Questo può implicare l’uso di argomenti logici, appelli emotivi, o il ricorso all’autorità o alla credibilità.

2. Manipolazione: è l’atto di influenzare il comportamento di una persona in modo ingannevole o ingiusto. Questo può includere tattiche come la disinformazione, la distorsione delle informazioni, o l’uso di tecniche di persuasione coercitiva.

3. Influenza sociale: è l’effetto che le parole o le azioni degli altri hanno sulle nostre opinioni, attitudini e comportamenti. Questo può includere tecniche come il conformismo, la conformità, l’obbedienza e l’imitazione.

4. Priming: è una tecnica psicologica che coinvolge l’uso di uno stimolo per influenzare la risposta a uno stimolo successivo. Ad esempio, esponendo una persona a informazioni negative su un gruppo di persone, si può influenzare la sua risposta a informazioni future su quel gruppo.

5. Framing: è una tecnica che coinvolge la presentazione di informazioni in un modo che influenza la percezione delle persone. Ad esempio, presentando un problema in termini di perdite piuttosto che di guadagni, si può influenzare le decisioni delle persone.

6. Nudging: è una tecnica che coinvolge la modifica dell’ambiente decisionale di una persona per influenzare il suo comportamento in un modo che è previsto per essere nel suo interesse, senza rimuovere alcuna delle sue opzioni o modificare significativamente i loro incentivi economici.

Nella guerra cognitiva la capacità di controllare, manipolare, imbrogliare e distribuire informazioni avvelenate può avere un enorme impatto sulle percezioni, le opinioni e il comportamento degli individui e delle società.
La disinformazione, unita alla capacità di manipolare e imbrogliare, svolge un ruolo fondamentale nella guerra cognitiva.

Casi reali di utilizzo della guerra cognitiva

Questi casi illustrano la diffusione e l’efficacia della guerra cognitiva nel mondo contemporaneo. Mostrano che la guerra cognitiva può essere utilizzata in una varietà di contesti, tra cui le elezioni, i conflitti internazionali, le campagne militari e le proteste civili, e sottolineano l’importanza di promuovere la resilienza dell’informazione e l’alfabetizzazione mediatica per proteggere le società da queste minacce.

1 – Brexit

La Brexit, il referendum del 2016 in cui il Regno Unito ha votato per lasciare l’Unione Europea, offre un esempio di come le tecniche di guerra cognitiva possono essere utilizzate in un contesto politico. Durante la campagna del referendum, entrambi i lati hanno utilizzato strategie di informazione e disinformazione per influenzare l’opinione pubblica. Ecco alcuni aspetti chiave:

1.1. Disinformazione e Informazioni False: durante la campagna del referendum, sono state diffuse numerose informazioni false. Ad esempio, i sostenitori della Brexit hanno affermato che il Regno Unito inviava 350 milioni di sterline a settimana all’UE, un numero che è stato ampiamente smentito.

1.2. Utilizzo dei Social Media: i social media hanno giocato un ruolo significativo nella campagna, con entrambi i lati che utilizzano queste piattaforme per diffondere il loro messaggio. Ci sono state anche preoccupazioni riguardo all’uso di microtargeting e manipolazione dei dati, in particolare attraverso l’uso di aziende come Cambridge Analytica.

1.3. Manipolazione Emotiva: la campagna del referendum ha visto un uso estensivo di tecniche di manipolazione emotiva. Questo includeva l’uso di retorica e di immagini progettate per suscitare forti reazioni emotive, come paura o rabbia, che potrebbero influenzare le decisioni di voto.

1.4. Polarizzazione e Divisione: il referendum ha portato a significative divisioni sociali nel Regno Unito, con persone che si schierano fortemente da un lato o dall’altro. Queste divisioni sono state alimentate da tecniche di guerra cognitiva, compresa la diffusione di informazioni false e la manipolazione emotiva.

2 – L’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014

L’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 è un altro esempio emblematico di guerra cognitiva. Durante questo periodo, la Russia ha utilizzato una serie di tattiche cognitive per giustificare l’annessione e manipolare le percezioni interne e internazionali riguardo alla situazione. Ecco alcuni punti cruciali:

2.1. Disinformazione e Informazioni False: la Russia ha diffuso numerosi messaggi fuorvianti e apertamente falsi per giustificare l’annessione. Ad esempio, hanno sostenuto che la popolazione di lingua russa in Crimea fosse in pericolo, sebbene non ci fossero prove concrete di tali affermazioni.

2.2. Propaganda dei Media di Stato: i media di stato russi hanno svolto un ruolo fondamentale nell’influenzare l’opinione pubblica sia a livello nazionale che internazionale. Hanno ritratto l’Ucraina come uno stato fallito e l’annessione come una necessità per proteggere i diritti dei russi in Crimea.

2.3. Manipolazione delle Emozioni e delle Identità: la Russia ha sfruttato i sentimenti di paura, indignazione e identità nazionale per costruire il sostegno per l’annessione. Questo ha incluso il richiamo alle identità storiche e culturali russe in Crimea e l’uso di narrativa bellica.

2.4. Cyber Warfare: la Russia ha utilizzato attacchi informatici per destabilizzare l’Ucraina e seminare confusione e paura. Questi attacchi hanno incluso l’interruzione dei servizi di telecomunicazione ucraini e l’uso di bot e troll per diffondere disinformazione.

3 – La pandemia Covid-19

La pandemia di COVID-19 ha offerto un terreno fertile per la guerra cognitiva. La paura, l’incertezza e il cambiamento repentino di circostanze hanno creato l’ambiente ideale per la diffusione di disinformazione e manipolazione delle percezioni.

3.1. Disinformazione e Teorie del Complotto: durante la pandemia, sono emerse numerose teorie del complotto e disinformazione riguardo l’origine del virus, la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, e le misure di contenimento. Questa disinformazione è stata spesso diffusa attraverso i social media, alimentando paura e diffidenza e minando gli sforzi per controllare la diffusione del virus.

3.2. Manipolazione delle Informazioni: diverse entità, sia statali che non statali, hanno cercato di manipolare le informazioni sulla pandemia per promuovere le proprie agende. Questo può includere il minimizzare la gravità del virus, promuovere cure o precauzioni non provate, o utilizzare la crisi come copertura per attività controverse o illegali.

3.3. Cyberattacchi: ci sono stati numerosi attacchi informatici contro organizzazioni sanitarie, centri di ricerca e infrastrutture critiche. Questi attacchi potrebbero avere l’obiettivo di rubare informazioni preziose, seminare il caos e la diffidenza, o compromettere la risposta alla pandemia.

3.4. Politicizzazione della Pandemia: la pandemia è stata politicizzata in molti contesti, con partiti e gruppi politici che utilizzano la crisi per promuovere le proprie agende o sminuire gli avversari. Questa politicizzazione può alimentare la divisione e la diffidenza, minando la cooperazione e la risposta efficace alla pandemia.

3.5. Sfruttamento delle Paure e delle Divisioni: Infine, la paura e la divisione causate dalla pandemia sono state sfruttate per promuovere agende divisive o estremiste. Questo può includere la diffusione di xenofobia o razzismo, l’incitamento alla violenza, o l’uso di tattiche di paura per influenzare il comportamento o le decisioni.

4 – Il movimento dei Gilet Gialli in Francia

Il movimento dei Gilet Gialli in Francia, iniziato nel novembre 2018, fornisce ancora un esempio rilevante di guerra cognitiva. Questo movimento di protesta popolare, che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone in tutto il paese, è stato caratterizzato da un’intensa battaglia informativa e da una significativa diffusione di disinformazione. Ecco alcuni aspetti chiave:

4.1. Disinformazione e Notizie False: durante le proteste dei Gilet Gialli, sono circolate molte notizie false e informazioni fuorvianti, sia online che offline. Ad esempio, sono state diffuse storie esagerate o completamente false sulla violenza della polizia, il numero di manifestanti e le posizioni politiche dei partecipanti.

4.2. Utilizzo dei Social Media: i social media hanno avuto un ruolo cruciale nel movimento dei Gilet Gialli, sia per organizzare le proteste che per diffondere informazioni e disinformazione. Le piattaforme come Facebook, Twitter e YouTube sono state utilizzate per condividere video e immagini, molti dei quali sono stati manipolati o presentati fuori contesto per rafforzare specifici punti di vista.

4.3. Manipolazione Emotiva: il movimento dei Gilet Gialli ha visto un ampio uso di tecniche di manipolazione emotiva. Ciò includeva l’uso di retorica e immagini progettate per suscitare forti reazioni emotive, come la rabbia verso il governo e la simpatia per i manifestanti.

4.4. Polarizzazione e Divisione: le proteste dei Gilet Gialli hanno contribuito a intensificare le divisioni sociali e politiche in Francia. Queste divisioni sono state alimentate da tecniche di guerra cognitiva, compresa la diffusione di notizie false e la manipolazione emotiva.

5 – La campagna militare contro l’ISIS

La campagna militare contro l’ISIS offre un esempio cruciale di guerra cognitiva. Entrambe le parti – l’ISIS e le forze internazionali che cercavano di sconfiggerlo – hanno fatto ampio uso di tattiche cognitive. Ecco alcuni punti salienti:

5.1. Propaganda e Reclutamento Online dell’ISIS: l’ISIS ha dimostrato una notevole abilità nell’uso di tecniche di propaganda online per diffondere la propria ideologia, reclutare nuovi membri e incutere paura nelle popolazioni civili. Questo includeva l’uso di video altamente prodotti e l’uso strategico dei social media.

5.2. Disinformazione e Informazioni False: entrambe le parti hanno utilizzato informazioni false e fuorvianti per promuovere i loro obiettivi. Ad esempio, l’ISIS ha spesso esagerato le sue vittorie militari, mentre alcuni attori internazionali hanno occasionalmente sottostimato la forza o l’influenza dell’ISIS.

5.3. Manipolazione Emotiva: la guerra cognitiva in questo contesto ha coinvolto una significativa manipolazione emotiva. L’ISIS ha cercato di instillare paura e rabbia, mentre le forze internazionali hanno cercato di suscitare reazioni di orrore e indignazione contro le azioni dell’ISIS.

5.4. Cyber Warfare: la campagna contro l’ISIS ha visto un uso significativo della cyber warfare. Ciò includeva attacchi ai canali di comunicazione dell’ISIS, nonché l’uso di bot e troll per contrastare la propaganda dell’ISIS e diffondere informazioni contrarie.

6 – L’Assalto al Congresso Americano da parte dei Sostenitori di Trump

L’assalto al Congresso Americano da parte dei sostenitori del Presidente Donald Trump il 6 gennaio 2021 offre un esempio drammatico di guerra cognitiva. Questo evento ha messo in evidenza l’effetto potenziale della disinformazione, della manipolazione emotiva e dell’uso dei social media. Ecco alcuni punti salienti:

6.1. Disinformazione e Notizie False: prima dell’assalto, sono circolate molte storie false e fuorvianti sul risultato delle elezioni presidenziali del 2020 negli Stati Uniti. Queste storie, molte delle quali diffuse dal Presidente Trump stesso, hanno affermato che le elezioni erano state rubate attraverso frodi elettorali su larga scala.

6.2. Utilizzo dei Social Media: i social media hanno svolto un ruolo centrale nel fomentare la rabbia e la confusione che hanno portato all’assalto. Le piattaforme come Twitter, Facebook e Parler sono state utilizzate per diffondere disinformazione, per pianificare l’assalto e per incitare alla violenza.

6.3. Manipolazione Emotiva: nel periodo precedente l’assalto, è stata utilizzata una significativa manipolazione emotiva per alimentare l’indignazione e la rabbia. Ciò includeva l’uso di retorica incendiaria e appelli emotivi per convincere i sostenitori di Trump che la loro democrazia era in pericolo.

6.4. Polarizzazione e Divisione: l’assalto al Congresso ha messo in evidenza la polarizzazione politica profonda negli Stati Uniti. Questa polarizzazione è stata alimentata dalla disinformazione, dalla manipolazione emotiva e dall’uso dei social media per creare e amplificare le divisioni.

7 – Elezioni Americane 2016

Le elezioni presidenziali americane del 2016 sono esempio classico di guerra cognitiva, con elementi che vanno dalla disinformazione alla manipolazione dei social media. Ecco alcuni aspetti notevoli:

7.1. Disinformazione e Fake News: durante le elezioni del 2016, si è verificata una diffusione significativa di notizie false e disinformazione. Questi contenuti spesso erano viralizzati sui social media, e in alcuni casi erano difficili da distinguere dalle notizie autentiche.

7.2. Interferenza Esterna: le agenzie di intelligence americane hanno concluso che il governo russo ha interferito nelle elezioni del 2016 in una serie di modi, tra cui la diffusione di disinformazione e l’attacco ai server email del Comitato Nazionale Democratico. L’obiettivo era seminare discordia e incertezza, influenzando l’opinione pubblica americana.

7.3. Uso dei Social Media: le piattaforme di social media, in particolare Facebook e Twitter, sono state utilizzate per diffondere sia informazioni che disinformazione. Inoltre, Cambridge Analytica, una società di consulenza politica, ha utilizzato i dati degli utenti di Facebook per creare profili psicologici dettagliati degli elettori, che poi sono stati utilizzati per mirare gli annunci politici in modo più efficace.

7.4. Polarizzazione: le elezioni del 2016 hanno evidenziato e, in alcuni casi, esacerbato le divisioni politiche e sociali negli Stati Uniti. Questa polarizzazione è stata alimentata da tattiche di guerra cognitiva, tra cui la diffusione di notizie false, la manipolazione delle emozioni e l’uso della paura come strumento di persuasione.

8 – Elezioni Brasiliane del 2018

Le elezioni presidenziali del 2018 in Brasile sono una prova della guerra cognitiva. Durante queste elezioni, si è verificata una diffusione senza precedenti di disinformazione, in particolare attraverso la piattaforma di messaggistica WhatsApp. Ecco alcuni punti salienti:

8.1. Disinformazione e Notizie False: durante le elezioni, sono circolate numerose storie false e fuorvianti, molte delle quali riguardavano i candidati presidenziali. Queste storie sono state diffuse in gran parte attraverso WhatsApp, che è estremamente popolare in Brasile.

8.2. Utilizzo dei Social Media: oltre a WhatsApp, anche altre piattaforme di social media sono state utilizzate per diffondere disinformazione. Questo includeva l’uso di bot e troll per amplificare determinati messaggi e creare l’illusione di un ampio sostegno per certe idee.

8.3. Manipolazione Emotiva: durante le elezioni, è stata utilizzata una significativa manipolazione emotiva per influenzare l’opinione pubblica. Ciò includeva l’uso di retorica e immagini progettate per suscitare forti reazioni emotive, come la paura, l’indignazione e l’entusiasmo.

8.4. Polarizzazione e Divisione: le elezioni del 2018 hanno visto una notevole polarizzazione dell’opinione pubblica in Brasile. Questa polarizzazione è stata alimentata in parte dalla diffusione di notizie false e dalla manipolazione emotiva, che hanno contribuito ad acuire le divisioni sociali e politiche.

Impatto sulla società civile della Guerra Cognitiva

La guerra cognitiva può avere impatti significativi e di lunga durata sulla società civile. Alcuni dei principali impatti includono:

1. Polarizzazione Sociale: la guerra cognitiva può esacerbare le divisioni sociali e politiche, alimentando la polarizzazione. Questo può portare a un clima di ostilità e sospetto, minando la coesione sociale e rendendo più difficili il dialogo e il compromesso.

2. Erosione della Fiducia: la disinformazione e le manipolazioni mediatiche possono erodere la fiducia nelle istituzioni, nei media, nei leader e nei concittadini. Questa mancanza di fiducia può minare la legittimità delle istituzioni democratiche e rendere più difficile raggiungere un consenso sulla verità dei fatti.

3. Manipolazione dell’Opinione Pubblica: le tecniche di guerra cognitiva possono essere usate per manipolare l’opinione pubblica e influenzare il comportamento degli individui. Ciò può includere la manipolazione delle emozioni per promuovere specifiche agende politiche o economiche.

4. Minaccia alla Democrazia: la guerra cognitiva può rappresentare una minaccia significativa per la democrazia. La diffusione di disinformazione, la manipolazione dell’opinione pubblica e l’erosione della fiducia possono minare il funzionamento di una società democratica, rendendo più difficile per i cittadini fare scelte informate e partecipare efficacemente alla vita pubblica.

Per combattere questi effetti, è fondamentale promuovere l’alfabetizzazione mediatica, la resilienza dell’informazione e la trasparenza nell’uso dei media e delle tecnologie digitali. Ciò include l’educazione dei cittadini su come riconoscere e contrastare la disinformazione, l’incoraggiamento a un uso critico e responsabile dei social media, e l’implementazione di regolamenti più forti per prevenire la manipolazione mediatica e la diffusione di notizie false.

Guerra Cognitiva e Media

I media svolgono un ruolo chiave nella guerra cognitiva, sia come veicolo per la diffusione di informazioni e disinformazione, sia come campo di battaglia in cui si svolge la lotta per il controllo dell’informazione e dell’opinione pubblica.

Ecco alcuni dei modi in cui la guerra cognitiva e i media interagiscono.

1. Disseminazione di Disinformazione: i media possono essere utilizzati per diffondere disinformazione e notizie false. Questo può includere l’uso di titoli sensazionalistici, la distorsione di fatti o statistiche, o la diffusione di teorie del complotto.

2. Manipolazione Mediatica: possono essere manipolati per promuovere specifiche agende o narrativa. Questo può includere tecniche come il “framing“, ovvero l’uso di un particolare contesto o angolazione per presentare le notizie, o la “propaganda”, ovvero l’uso di messaggi fortemente polarizzati o emotivamente carichi per influenzare l’opinione pubblica.

3. Social Media come Campo di Battaglia: i social media sono diventati un campo di battaglia chiave nella guerra cognitiva. Possono essere utilizzati per amplificare messaggi, per creare echo-chamber o bolle informative, per attaccare avversari o per incitare all’odio o alla violenza.

4. Uso di Tecnologie Avanzate: stanno emergendo nuove forme di manipolazione mediatica. Ciò include l’uso di intelligenza artificiale per creare deepfake, ovvero video falsi ma realistici, o l’uso di bot e troll per diffondere disinformazione o per creare l’illusione di un ampio sostegno per una particolare idea o candidato.

5. Cyber Warfare: i media digitali possono essere anche un bersaglio di attacchi informatici, come il hacking o il doxxing, usati per rubare, alterare o divulgare informazioni.

I primi a cadere vittime degli attacchi disinformativi della guerra cognitiva, sono coloro che vedono complotti ovunque.

I Soggetti più Vulnerabili alla Guerra Cognitiva

La guerra cognitiva può fare presa su una vasta gamma di individui, ma ci sono certi fattori culturali, sociali, psicologici e psichiatrici che possono rendere alcune persone particolarmente vulnerabili.

1. Aspetti Educativi: il livello di scolarizzazione e di istruzione universitaria può giocare un ruolo significativo nella suscettibilità di un individuo alla guerra cognitiva.

  • Istruzione Universitaria: le persone con un’istruzione universitaria possono essere generalmente meglio attrezzate per navigare nell’infodemia. Tendono ad avere competenze critiche e di analisi più affinate, che possono aiutarle a valutare le fonti, a capire la complessità delle questioni e a discernere i fatti dalle opinioni. Tuttavia, un’istruzione universitaria non fornisce un’immunità completa contro la disinformazione. Questi individui possono ancora cadere preda di notizie false o di manipolazioni se le informazioni false confermano i loro pregiudizi esistenti, un fenomeno noto come conferma bias.
  • Istruzione Primaria e Secondaria: gli individui con un livello di istruzione primaria o secondaria possono essere più vulnerabili alle tattiche di guerra cognitiva, specialmente se non hanno acquisito un pensiero critico e capacità di valutazione dell’informazione. Essi possono essere più inclini a credere in informazioni false o fuorvianti, specialmente quando queste informazioni vengono presentate in un modo convincente o provengono da fonti che considerano autorevoli.
  • Istruzione Non Formale o Autodidatta: gli individui che hanno acquisito la loro istruzione attraverso mezzi non formali, come l’autoapprendimento o l’esperienza pratica, possono avere un mix di vulnerabilità e resilienza alla guerra cognitiva. Potrebbero non avere le stesse competenze analitiche di coloro con un’istruzione formale, ma potrebbero anche essere più scettici nei confronti delle fonti ufficiali di informazione e quindi meno suscettibili a certi tipi di disinformazione.

2. Aspetti Culturali: in alcune culture, c’è una maggiore fiducia nei media o un’alta prevalenza di credenze in teorie del complotto, che possono rendere le persone più suscettibili alla disinformazione. Allo stesso modo, la mancanza di un’adeguata educazione mediatica può rendere le persone meno capaci di riconoscere e contrastare la disinformazione.

3. Aspetti Sociali: le persone che sono socialmente isolate o che si affidano fortemente ai social media per le notizie possono essere più vulnerabili alla guerra cognitiva. Allo stesso modo, le persone che fanno parte di comunità che sono state marginalizzate o stigmatizzate possono essere più suscettibili alle tecniche di manipolazione emotiva o ai messaggi polarizzanti.

4. Aspetti Psicologici: dal punto di vista psicologico, le persone con una bassa tolleranza per l’incertezza o un elevato bisogno di coerenza cognitiva possono essere più facilmente influenzate da tecniche di manipolazione dell’informazione. Inoltre, le persone con un alto livello di autoritarismo o di dogmatismo possono essere più inclini a credere e diffondere notizie false.

5. Aspetti Psichiatrici: Ci sono alcune condizioni psichiatriche, come i disturbi della personalità paranoide o i disturbi dell’umore, che possono rendere le persone più suscettibili alla disinformazione o alla manipolazione emotiva. Tuttavia, è importante notare che la maggior parte delle persone con queste condizioni non sono suscettibili alla guerra cognitiva, e che la presenza di una condizione psichiatrica non deve essere vista come un segno di debolezza o di inferiorità.

Profilo degli assertori delle teorie del complotto

I primi a cadere vittime degli attacchi disinformativi della guerra cognitiva, sono coloro che vedono complotti ovunque. Le persone che aderiscono a teorie del complotto possono presentare una serie di tratti psicologici e psichiatrici comuni. Tuttavia, è importante notare che non tutte le persone con questi tratti aderiscono a teorie del complotto e, viceversa, che non tutti coloro che credono in teorie del complotto presentano questi tratti.

1. Tratto di personalità

  • Narcisismo: alcuni individui che credono nelle teorie del complotto possono mostrare tratti narcisistici, cercando di distinguersi dalla massa e di possedere conoscenze uniche e speciali che gli altri non comprendono.
  • Pensiero paranoide: un tratto comune tra i teorici del complotto è la tendenza alla paranoia, ovvero una diffidenza sproporzionata o un sospetto ingiustificato degli altri.
  • Intolleranza all’incertezza: le persone che aderiscono alle teorie del complotto possono avere difficoltà a tollerare l’ambiguità o l’incertezza, preferendo credere in una teoria del complotto piuttosto che accettare che alcune cose sono semplicemente sconosciute o casuali.

2. Problemi psichiatrici

  • Disturbi dell’umore: alcuni studi hanno trovato una correlazione tra la credenza nelle teorie del complotto e i disturbi dell’umore come la depressione.
  • Disturbi d’ansia: l’ansia può essere un altro tratto comune tra i teorici del complotto. L’ansia può derivare da o causare la tendenza a percepire minacce dove non ce ne sono, un tratto comune nelle teorie del complotto.
  • Disturbi di personalità: alcuni disturbi di personalità, come il disturbo paranoide di personalità, possono essere associati alla credenza nelle teorie del complotto.

Guerra Cognitiva, Impatto sulla sicurezza nazionale

La guerra cognitiva può avere un impatto significativo sulla sicurezza nazionale, alterando l’equilibrio del potere, influenzando le politiche pubbliche e minando la stabilità sociale.

Ecco alcuni dei modi in cui la guerra cognitiva può influire sulla sicurezza nazionale.

1. Manipolazione dell’Opinione Pubblica: può essere usata per manipolare l’opinione pubblica, influenzando così le politiche interne. Questo può includere l’influenza delle elezioni, la manipolazione dei sentimenti pubblici verso determinate questioni, o la creazione di divisioni all’interno della società.

2. Disinformazione e Propaganda: può utilizzare la disinformazione e la propaganda per indebolire la fiducia nelle istituzioni, seminare il dubbio su fatti accertati, o promuovere una particolare agenda politica. Questo può minare la stabilità sociale e politica, e può compromettere la sicurezza nazionale.

3. Cyber Warfare: può includere attacchi informatici che mirano a rubare, manipolare o distruggere informazioni. Questi attacchi possono essere diretti contro infrastrutture critiche, reti governative, o sistemi di informazione privati, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza nazionale.

4. Manipolazione delle Alleanze Internazionali: può essere usata per manipolare le alleanze internazionali, indebolendo i legami tra nazioni o creando conflitti tra alleati. Questo può alterare l’equilibrio del potere a livello globale e può avere ripercussioni sulla sicurezza nazionale.

5. Uso dell’Intelligenza Artificiale: può amplificare il potenziale di disinformazione, propaganda e cyber warfare. Questo può aumentare la velocità e l’efficacia di queste tattiche, rendendo ancora più difficile per le nazioni difendersi.

La guerra cognitiva rappresenta una sfida significativa per la sicurezza nazionale nell’era dell’informazione. Richiede una risposta multidisciplinare che includa la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, l’alfabetizzazione mediatica, la resilienza dell’informazione, e la cooperazione internazionale.

Strategie di difesa

La guerra cognitiva rappresenta una minaccia notevole e richiede una strategia di difesa solida. Ecco alcune possibili strategie di difesa che possono essere adottate:

1. Alfabetizzazione Mediatica e Digitale: educare la popolazione sull’importanza di valutare criticamente l’informazione che riceve è fondamentale. Questo include la capacità di riconoscere e comprendere la disinformazione, la propaganda e le tecniche di manipolazione, così come la capacità di verificare le fonti di informazione.

2. Protezione delle Infrastrutture Critiche: è importante garantire che le infrastrutture critiche siano protette da possibili attacchi informatici. Questo può includere l’implementazione di misure di sicurezza più forti e l’aggiornamento regolare delle reti e dei sistemi per proteggerli dalle ultime minacce.

3. Cooperazione Internazionale: può aiutare a contrastare la guerra cognitiva. Questo può includere la condivisione di informazioni sulle minacce, l’implementazione di sanzioni contro le nazioni che utilizzano la guerra cognitiva e la collaborazione su strategie di difesa.

4. Regolamentazione dei Media Sociali: i governi possono lavorare con le piattaforme dei social media per limitare la diffusione di disinformazione e propaganda. Questo può includere l’implementazione di linee guida più rigorose per il contenuto e l’introduzione di meccanismi di verifica delle notizie.

5. Promozione della Trasparenza e dell’Accountability: può aiutare a ristabilire la fiducia del pubblico e a ridurre l’efficacia della guerra cognitiva. Questo può includere l’implementazione di politiche di apertura dei dati, la promozione di un giornalismo indipendente e responsabile, e l’implementazione di meccanismi di controllo dell’uso dell’informazione da parte del governo.

6. Uso dell’Intelligenza Artificiale: può essere utilizzata per identificare e contrastare le minacce di guerra cognitiva. Questo può includere l’uso di algoritmi per identificare la disinformazione, la tracciabilità delle fonti di informazione e l’identificazione di comportamenti anomali nelle reti.

GLa NATO utilizza tecnologie avanzate per rilevare, prevenire e contrastare la guerra cognitiva. Proteggere le infrastrutture critiche dagli attacchi informatici, bloccandoli e rispondendo con tecnologie emergenti come l'Intelligenza Artificiale.
Difesa e attacco. La NATO utilizza tecnologie avanzate per rilevare, prevenire e contrastare la guerra cognitiva.

La NATO E LA Guerra Cognitiva

L’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico – NATO affronta la guerra cognitiva attraverso una serie di strategie, che si concentrano sulla comprensione, la prevenzione e la mitigazione di questa minaccia. Ecco alcuni dei modi in cui la NATO affronta la guerra cognitiva:

1. Comprensione della Minaccia: riconosce l’importanza di comprendere la minaccia rappresentata dalla guerra cognitiva. Ciò include l’analisi delle tecniche e dei metodi utilizzati per manipolare le percezioni e influenzare le decisioni. La NATO si impegna nella ricerca e nell’intelligence per capire meglio come funzionano queste campagne e come possono essere rilevate.

2. Cooperazione e Condivisione delle Informazioni: promuove la cooperazione tra i suoi membri e condivide le informazioni sulla guerra cognitiva. Questo può includere la condivisione di intelligence, l’elaborazione di strategie comuni di difesa e l’implementazione di esercitazioni congiunte per testare e affinare queste strategie.

3. Alfabetizzazione Mediatica e Digitale: riconosce l’importanza dell’alfabetizzazione mediatica e digitale come strumento di difesa contro la guerra cognitiva. La NATO promuove l’educazione e la consapevolezza in questo campo, sia tra il personale militare che tra i civili nei paesi membri.

4. Protezione delle Infrastrutture Critiche: lavora per proteggere le infrastrutture critiche, incluse le reti di informazione, dagli attacchi informatici. Questo può includere l’implementazione di misure di sicurezza avanzate, la risposta agli attacchi informatici e il rafforzamento della resilienza delle infrastrutture.

5. Uso di Tecnologie Avanzate: utilizza tecnologie avanzate per rilevare, prevenire e contrastare la guerra cognitiva. Questo può includere l’uso di intelligenza artificiale, analisi dei dati e altre tecnologie emergenti.

6. Addestramento e Esercitazioni: svolge un ruolo importante nell’addestramento delle forze militari dei paesi membri per riconoscere e contrastare la guerra cognitiva. Questo può includere esercitazioni specifiche, corsi di formazione e simulazioni.

Guerra Cognitiva: Le Attività del NATO StratCom COE

Il NATO Strategic Communications Centre of Excellence (StratCom COE), con sede a Riga, in Lettonia, svolge un ruolo chiave nel modo in cui la NATO affronta la guerra cognitiva. Fondato nel 2014, il StratCom COE si dedica a migliorare la comprensione della comunicazione strategica e a promuovere la sua applicazione tra i membri della NATO e i partner. Questo è particolarmente importante nell’ambito della guerra cognitiva, che spesso implica l’uso della comunicazione strategica per influenzare le percezioni e i comportamenti.

Ecco alcune delle attività specifiche che il StratCom COE svolge nel contesto della guerra cognitiva

1. Ricerca: svolge un ruolo importante nella conduzione di ricerche sulla comunicazione strategica e la guerra cognitiva. Questo può includere l’analisi delle tecniche di disinformazione, la ricerca sull’uso dei social media per la manipolazione delle percezioni e lo studio delle nuove tecnologie e del loro impatto sulla comunicazione strategica.

2. Formazione e Educazione: offre corsi di formazione e programmi di istruzione per aumentare la comprensione della comunicazione strategica e della guerra cognitiva. Questi programmi possono coprire una serie di argomenti, tra cui la manipolazione dell’informazione, la psicologia della persuasione, l’analisi dei media e l’uso delle tecnologie digitali nella comunicazione.

3. Cooperazione e Condivisione delle Informazioni: facilita la cooperazione e la condivisione delle informazioni tra i membri della NATO e i partner. Questo può includere l’organizzazione di conferenze e seminari, la produzione di pubblicazioni e report, e la promozione del dialogo sulle questioni relative alla comunicazione strategica e alla guerra cognitiva.

4. Consulenza e Supporto: fornisce consulenza e supporto ai membri della NATO e ai partner in materia di comunicazione strategica e guerra cognitiva. Questo può includere l’aiuto nell’elaborazione di strategie di comunicazione, il supporto nella gestione delle crisi di comunicazione, e la consulenza sulle questioni tecniche e operative.

come Opera LA RUSSIA nella Guerra Cognitiva

La Russia ha dimostrato un interesse sostanziale e una notevole competenza nell’uso della guerra cognitiva. È diventata molto abile nell’utilizzo di tecniche di manipolazione dell’informazione per influenzare le percezioni e il comportamento a livello globale.

Ecco alcuni dei modi in cui la Russia opera nella guerra cognitiva.

1. Disinformazione e Propaganda: ha utilizzato intensivamente la disinformazione e la propaganda per influenzare l’opinione pubblica, sia a livello nazionale che internazionale. Questo può includere la diffusione di notizie false o fuorvianti, l’uso di narrativa polarizzante per dividere le comunità e la manipolazione di eventi e fatti per promuovere una particolare agenda.

2. Uso dei Social Media: ha dimostrato una notevole competenza nell’uso dei social media per influenzare le percezioni e il comportamento. Questo può includere la creazione di account falsi per diffondere disinformazione, la manipolazione dell’algoritmo dei social media per promuovere certi contenuti, e l’uso di troll e bot per amplificare messaggi specifici.

3. Hacktivism e Cyberattacchi: ha utilizzato il cyber spazio come un campo di battaglia per la guerra cognitiva. Questo può includere attacchi informatici a infrastrutture critiche, furti di dati sensibili e attacchi a reti informatiche per seminare il caos e la diffidenza.

4. Manipolazione delle Elezioni: ci sono stati numerosi rapporti che suggeriscono che la Russia ha tentato di interferire con le elezioni in diversi paesi per influenzare i risultati a suo favore. Questo può includere la diffusione di disinformazione per influenzare l’opinione pubblica, gli attacchi informatici per compromettere l’integrità del voto, e l’uso di campagne di influenzamento per favorire certi candidati o partiti.

5. Guerra Psicologica: utilizza tecniche di guerra psicologica per influenzare le percezioni e il comportamento. Questo può includere l’uso di narrativa per creare divisioni tra gruppi, la diffusione di paura e diffidenza, e l’uso di tecniche di persuasione e influenzamento per manipolare le opinioni e le decisioni.

Tutte le pubblicazioni del NATO Strategic Communications Centre of Excellence sono presenti e scaricabili nel sito web

Addendum. A compendio vi suggeriamo la lettura degli articoli: La teoria del Condizionamento Classico, La teoria del bisogno di autostima e La teoria della dissonanza cognitiva

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