La Shrinkflation è un fenomeno economico che consiste nella riduzione delle dimensioni di un prodotto senza una corrispondente riduzione del prezzo. In altre parole, l’azienda vende il prodotto ad un prezzo costante ma con dimensioni inferiori rispetto al passato. Questo fenomeno è molto comune nel settore alimentare, ma può essere riscontrato anche in altri settori.
Le cause della Shrinkflation sono molteplici e spesso dipendono dalle dinamiche del mercato. In alcuni casi, la riduzione delle dimensioni del prodotto può essere causato da un aumento dei costi dei materiali e della produzione, in altri altri da semplice cupidigia. Ovvero l’azienda non deve sopportare costi maggiori ma sfrutta la Shrinkflation come strategia di marketing, riduce le dimensioni dei prodotti mantenendo il prezzo costante, aumentando così i margini di profitto.
Shrinkflation, dove colpisce
Uno dei settori più afflitti dalla Shrinkflation è quello alimentare. Ad esempio, i produttori di cioccolato spesso utilizzano questo stratagemma per mantenere i prezzi costanti nonostante l’aumento dei costi delle materie prime. Nel 2017, ad esempio, il produttore britannico Toblerone ha ridotto le dimensioni della sua barretta di cioccolato, passando da 170 grammi a 150 grammi, senza abbassare il prezzo. Un altro esempio è quello delle patatine: molte aziende hanno ridotto le dimensioni delle confezioni senza abbassare il prezzo.
La Shrinkflation, però, non riguarda solo il settore alimentare. Anche nel settore dell’elettronica di consumo, questo fenomeno è presente. Ad esempio, Apple ha lanciato una nuova versione dell’iPad con dimensioni inferiori rispetto alla precedente, ma ad un prezzo simile.
come il marketing ha cercato di coprire le operazioni di Shrinkflation
Le aziende che utilizzano la Shrinkflation spesso cercano di minimizzare la percezione dei consumatori sull’aumento dei prezzi dei prodotti. A tal fine, hanno adottato diverse strategie di marketing per coprire l’operazione di Shrinkflation, tra cui:
- Ridisegnare il packaging: le aziende hanno creato nuove vesti grafiche per i loro prodotti per fare in modo che l’eventuale riduzione delle dimensioni non fosse così evidente. Ad esempio, possono utilizzare una grafica più grande e colorata sulle confezioni, oppure possono giocare con la forma del packaging per mascherare la riduzione delle dimensioni.
- Utilizzare termini ambigui: alcune aziende si sono servite di messaggi poco chiari e con termini ambigui per descrivere la riduzione delle dimensioni dei loro prodotti. Ad esempio, sono stati utilizzate diciture come “nuova formula” o “nuova confezione”, invece di ammettere apertamente la riduzione delle dimensioni.
- Mantenere il prezzo uguale: alcune aziende hanno mantenuto immutato il prezzo dei prodotti, nonostante la riduzione delle dimensioni. Un tentivo mal riuscito, con la speranza che i consumatori potessero pensare di aver ottenuto ancora lo stesso valore del prodotto, anche se in realtà stavano pagando di più per quantità inferiori.
- Offrire promozioni e sconti: sono state lanciate promozioni ed offerti sconti sui prodotti per attirare i consumatori e far loro dimenticare la riduzione delle dimensioni. La speranza era che i consumatori si potessero sentire incentivati ad acquistare il prodotto, nonostante la Shrinkflation.
- Investire in pubblicità: le aziende hanno aumentato gli investimenti in pubblicità, per salvaguardare il brand positioning e creare una percezione positiva dei prodotti. Ad esempio, sottolineando la qualità del prodotto e il fatto che esso rimane immutato nonostante la riduzione delle dimensioni.
Queste strategie non sempre hanno funzionato e molti consumatori si sono accorti dell’aumento di prezzo mascherato dalla Shrinkflation. Come vedremo più avanti nell’articolo, queste strategie hanno comportato una perdita di fiducia dei consumatori nell’azienda.
come le aziende dovrebbero gestire la Shrinkflation
Le aziende che utilizzano la Shrinkflation devono essere molto attente alla gestione di questo fenomeno. In primo luogo, è importante che comunichino in modo trasparente ai consumatori le variazioni delle dimensioni dei prodotti e dei prezzi. In questo modo, i consumatori possono prendere decisioni informate sull’acquisto e le aziende possono evitare possibili accuse di inganno o frode.
In secondo luogo, le aziende devono gestire con la massima attenzione i costi di produzione. La Shrinkflation può essere utilizzata come una strategia per aumentare i profitti, ma se i costi di produzione non sono ben gestiti, questa strategia potrebbe avere l’effetto opposto.
Inoltre, le aziende devono considerare l’impatto della Shrinkflation sulla percezione dei consumatori del valore del prodotto. Se un prodotto viene ridotto di dimensioni senza una riduzione corrispondente del prezzo, i consumatori potrebbero sentirsi defraudati e passare ad altri prodotti o marchi.
Infine, le aziende devono considerare le possibili implicazioni legali della Shrinkflation. In alcuni paesi, infatti, ci sono leggi che regolano la quantità di prodotto che deve essere contenuta in un’imballaggio. Le aziende che utilizzano la Shrinkflation devono assicurarsi di essere conformi a queste leggi per evitare sanzioni legali.
Impatto della Shrinkflation sui consumatori
La Shrinkflation ha avuto un impatto diretto sui consumatori, che si sono trovati ad acquistare prodotti di dimensioni inferiori senza una corrispondente riduzione del prezzo. In molti casi, questo fenomeno è stato percepito come una sorta di “inganno” nei confronti dei clienti, che si sono sentiti traditi dalle aziende.
analisi delle reazioni dei consumatori alla Shrinkflation
Ci sono state diverse ricerche effettuate in Italia per capire la reazione dei consumatori alla Shrinkflation. Secondo una ricerca condotta nel 2019 da Coldiretti, il 59% degli italiani ha notato la riduzione delle dimensioni dei prodotti, mentre solo il 30% ha notato una riduzione del prezzo. Inoltre, il 72% dei consumatori ritiene che la Shrinkflation sia una pratica scorretta, e il 69% preferirebbe un aumento del prezzo invece di una riduzione delle dimensioni dei prodotti.
Un’altra ricerca condotta nel 2020 da Codacons ha rilevato che il 74% dei consumatori italiani ha notato una riduzione delle dimensioni dei prodotti alimentari, mentre solo il 27% ha notato una riduzione del prezzo. Inoltre, il 90% dei consumatori ritiene che la Shrinkflation sia una pratica scorretta e il 65% preferirebbe un aumento del prezzo invece di una riduzione delle dimensioni dei prodotti.
Come i consumatori possono proteggersi dalla Shrinkflation
Mentre la Shrinkflation può sembrare una pratica sleale per i consumatori, ci sono alcune azioni che possono essere intraprese per proteggersi:
- Controllare il prezzo unitario: invece di basarsi solo sul prezzo totale del prodotto, i consumatori dovrebbero controllare il prezzo unitario (cioè il prezzo per unità di peso o volume). In questo modo, possono confrontare il prezzo effettivo dei prodotti anche quando le dimensioni variano.
- Acquistare in grandi quantità: acquistare prodotti in grandi quantità, come confezioni multipack, può spesso risultare meno costoso rispetto all’acquisto di prodotti singoli. Inoltre, l’acquisto in grandi quantità può aiutare a ridurre la frequenza degli acquisti e quindi i costi di trasporto.
- Scegliere marchi meno noti: i produttori meno noti o le marche dei negozi possono spesso offrire prodotti di qualità simile a quelli delle grandi marche, ma a un prezzo inferiore. Inoltre, possono essere meno propensi a utilizzare pratiche di Shrinkflation rispetto alle grandi marche.
- Verificare il peso o il volume del prodotto: i consumatori dovrebbero sempre controllare le informazioni sul peso o sul volume dei prodotti. In questo modo, possono essere certi di ciò che stanno acquistando e se il prezzo è equo rispetto alla quantità di prodotto offerta.
Shrinkflation in Italia
Ci sono diversi esempi di Shrinkflation in Italia. Ad esempio, negli ultimi anni le aziende alimentari hanno ridotto le dimensioni dei loro prodotti, senza abbassarne il prezzo. Ad esempio:
- La Nutella: la confezione standard di Nutella è passata da 750g a 680g, ma il prezzo è rimasto lo stesso.
- Il Parmigiano Reggiano: la confezione standard di Parmigiano Reggiano è passata da 1kg a 900g, ma il prezzo è rimasto lo stesso.
- Le patatine: le confezioni di patatine hanno visto una riduzione delle dimensioni senza una diminuzione del prezzo. Ad esempio, le patatine Lay’s sono passate da 200g a 180g.
- Barilla: il pacchetto di pasta da 500 grammi è stato ridotto a 400 grammi nel 2015, mentre la confezione da 1 kg è stata ridotta a 900 grammi nel 2016.
- Ferrero: la confezione di Kinder Bueno è stata ridotta da 43 grammi a 39 grammi nel 2018.
- Buitoni: la confezione di ravioli è stata ridotta da 500 grammi a 400 grammi nel 2017.
- San Pellegrino: la bottiglia di acqua minerale è stata ridotta da 1,5 litri a 1,25 litri nel 2016.
- Pavesi: le confezioni di grissini sono state ridotte del 10-15% nel 2018.
- Rio Mare: le confezioni di tonno in scatola sono state ridotte da 80 grammi a 70 grammi nel 2017.
- Mulino Bianco: le confezioni di biscotti sono state ridotte del 5-10% nel 2018.
Shrinkflation e cause legali
Ci sono state alcune cause legali legate alla Shrinkflation in Italia. Ad esempio, un’associazione italiana di consumatori ha avviato una denuncia contro un’azienda alimentare accusandola di aver praticato la Shrinkflation senza adeguata comunicazione al consumatore. Anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria per verificare che le strategie adottate dai produttori non possano costituire una pratica commerciale scorretta e violare così il Codice del Consumo.